domenica 15 aprile 2012

LOTTA ALLA VIVISEZIONE: UN ERRORE CHE PAGHEREMO A CARO PREZZO.


LOTTA ALLA VIVISEZIONE: UN ERRORE CHE PAGHEREMO CARO

Sembra che sia scesa una patina di silenziosa polvere sulla battaglia contro la vivisezione. Dopo i mesi di entusiasmo, le dichiarazioni davanti ai taccuini dei giornalisti e delle telecamente delle televisioni dell’on. Michela Brambilla che annunciava come una vittoria oramai sicura l’approvazione da parte della Camera dei Deputati del suo ininfluente emendamento come se dal giorno dopo in Italia non ci sarebbero stati più esperimenti. Dopo i grandi proclami sulla chiusura definita come imminente dell’allevamento di Green Hill (ancora aperto e che pare voglia ampliare la propria attività) e ancora peggio sulla salvezza data per certa sempre dalla stessa ex ministro del turismo (che fece uno spot per promuovere l’Italia con testimonial Silvio Berlusconi) delle scimmie di Harlan (delle quali a questa mattina non si conosce ancora il destino). Dopo tutto questo fumo negli occhi che non ha prodotto nulla, rimane al momento solo la fuliggine figlia di quel fumo. Sono seguiti altre lodevoli iniziative per contrastare la vivisezione come una proposta di legge del senatore Filippi che propone la totale abolizione della vivisezione, una sorta di libro dei sogni che non ha alcuna possibilità di essere approvata e che serve solo a mettere in evidenza ancora una volta la intempestività di questi interventi (Questa proposta di legge avrebbe avuto un minimo di credibilità e di seguito se presentata magari lo scorso anno appena dopo la votazione della legge europea sulla vivisezione da parte del parlamento europeo) che spesso sono sponsorizzati da questa o quella associazione molto spesso in buona fede ma sempre e solo sull’onda dell’emotività e che quindi sono destinati a essere insignificanti sotto il profilo pratico e tecnico. Ora invece scontiamo in maniera molto forte l’unico errore che è stato fatto all’inizio di questa vicenda. La mancanza di un comitato etico e scientifico di altissimo livello che avrebbe da subito dovuto supportare le proposte di coloro che erano contrari alla vivisezione. Le grandi associazioni si sono mosse su una logica del tentativo di essere gli esclisivisti della rappresentatività del mondo animalista, e non hanno voluto alcun confronto con chi come Leal ed Equivita ha tentato e sta tentando di contrastare con argomenti scientifici prima che emotivi la legislazione europea sulla vivisezione. Questa loro presunzione di autoreferenzialità ora rischiamo di pagarla cara. Infatti la lobby dei vivisettori ha atteso che si cessassero le grida brambilliane e sono passati all’attacco al momento giusto. Inutile non riconoscerlo, hanno avuto la forza di attendere e contrattaccare con le loro becere motivazioni al momento giusto. Ed hanno trovato spazio sui giornali, sulle televisioni e su tutti i media possibili immaginabili. Hanno chiesto ed ottenuto di spiegare le loro ragioni al Senato ed il rischio che vincano è tutt’altro che improbabile. E da questa parte? Da questa parte il silenzio assoluto. Ci si trincera dietro un rifiuto a confrontarsi con i vivisettori lasciando a loro campo libero. Si spera di ottenere il voto sull’emendamento approvato alla Camera che di fatto non cambia nulla e che ha come unico risultato rilevante la possibile chiusura degli allevamenti. I vivisettori sono contrari anche a questo. Non ci concedono nulla. L’errore è stata la autoreferenzialità pensando di poter affrontare solo a livello politico una questione che ha implicazioni economiche e scientifiche. Se si fosse data autorità a coloro i quali seriamente potevano contrastare questa legge europea, se anziché sedersi al tavolo della trattativa fidandosi di chi ha portato l’Italia in queste condizioni ci si fosse messi sulle barricate lasciando aperte le porte della trattativa ma portando la discussione su argomenti ben più alti e scientificamente supportabili da centinaia di medici e scienziati forse avremmo avuto qualche chance in più. Ora ci troviamo con le braghe di tela, con il cartello delle associazioni guidate dalla Brambilla che lottano per salvare il nulla, e gli altri, i vivisettori che premono per non concedere nemmeno quel poco di buono che porta l'emendamento del governo Berlusconi. In mezzo ci sono loro gli animali, quelli torturati dai vivisettori e traditi da coloro che dicono di amarli. Abbiamo ancora una carta da giocare ma prima vediamo come finisce il primo tempo di questa partita giocata maldestramente male dai burocrati dell’animalismo della banda Brambilla.