sabato 24 dicembre 2011

LE ACCUSE SPAGNOLE CONTRO L'ASSOCIAZIONE VITA DI CLAUDIA CONTE E CONTRO ENPA PARMA

Ci sono giunte parecchie richieste di traduzione di quanto contenuto nell'articolo apparso nei giorni scorsi sulla rivista online spagnola andalucianoticias.es, articolo nel quale si fanno accuse dure e pesanti di traffico internazionale di animali contro l'associazione vita-una zampa per la spagna di Claudia Conte e contro la signora Alessia De benedetto che ha portato e credo porti ancora cani dalla Spagna con i viaggi foraggiati dalla sezione di Parma di ENPA.
Siccome qualcuno pare voler tenere la notizia sotto silenzio, abbiamo deciso di pubblicarla in Italiano senza ovviamente entrare nel merito di quanto dichiarato e sostenuto nell'articolo. CI AUGURIAMO CHE LA GIUSTIZIA IN UN MODO O NELL'ALTRO FACCIA CHIAREZZA E SGOMBERI IL CAMPO DA QUESTE ACCUSE. CI AUGURIAMO ANCHE CHE CHI E' COINVOLTO USI IL SUO TEMPO PER DIFENDERSI FACENDOSI DA PARTE ALMENO FIN QUANDO NON SI E' ARRIVATI AD UN CHIARIMENTO. SE CI SONO COLPE CI SARANNO CONDANNE. ALTRIMENTI CHI E' INFAMATO AVRA' IL DIRITTO DI CHIEDERE GIUSTIZIA AGLI AUTORI DELL'ARTICOLO.
ECCO IL TESTO

Agisce la 'zoomafia' nella provincia da Cadice?
18/12 ·00:21 · Younes Nachett Un attestato lascia intravedere il trasloco di migliaia di cani abbandonati con destinazione l'Italia

Furgoncino intercettato. · Autor: Ceduta.
Il Seprona, il gruppo del Carabiniere creato per proteggere il compimento delle disposizioni che tendano alla conservazione della natura ed ecosistema, ha appena concluso un'investigazione che mette praticamente in evidenza l'esistenza di un'amplísima rete affezionata, tra altri bisogni, al traffico di animali per fini a volte illegali, altre sfiorando l'illegalità, ma in ogni caso, di etica friabile e nel che le vittime, cientos di cani, migliaia perfino, soffrono un continuo maltrattamento.

L'investigazione sta ora in mani del Tribunale di Istruzione numero 2 di Il Porto di Santa María, con l'appoggio della Procura di Ecosistema, e con tre accusati giudizialmente, mentre 11 persone sono in attesa che l'imputazione poliziesca, tale e come riflette l'ultimo ampliatoria dell'attestato presentato per il Seprona, diventi effettiva mediante ordine giudiziale.

Appena l'investigazione realizzata da membri del Seprona di Cadice lascia posto a dubbi e quello che cominciò con l'intercettazione di un furgoncino di affitto nel quale si esaltavano, in pessime condizioni e con manuali veterinari falsificati, una trentina di cani, si trasformò nella punta di un iceberg basso il quale si nasconde sempre presuntamente una complessa trama internazionale che raggiungerebbe, ad investigatori ed imprese farmaceutiche con sede in Italia.

Nove Luglio del presente anno che sta concludere a punto. I termometri segnano 42 gradi. Gli orologi dicono che sono le 11 della mattina. Come indica l'attestato, un furgoncino di affitto di Atesa arriva da C. (sigle), una residenza canina di Chiclana, e lì caricano più di una ventina di animali. Ai14.30 ore partono verso Il Porto di Santa María, una residenza canina chiamata, solo le sue sigle, L.L. Scaricano alcuni cani ed il furgoncino gira ad intraprendere viaggio ai16.30 ore. I termometri segnano 43 gradi. All'interno del veicolo si ammucchiano 26 cani, esattamente nella parte posteriore di carico, senza ventilazione.

Il suo destino: L'Associazione V., sigla, dell'Italia. Benché il carico non arrivasse mai al suo destino perché un gruppo del Seprona fermò il furgoncino nient'altro uscire da L. L. Gli agenti imputarono all'autista del veicolo, una volta trasportato al Comando, per un delitto di maltrattamento animale e giorni più tardi, dietro alcune prime indagini, a due veterinari per falsità documentale, dato che i manuali erano falsificati con alcuni dei chips dati di ribasso.
I cani furono trasportati fino al rifugio canino Kimba, nel Pagamento del Fumo, in Chiclana. Ancora stanno lì.

In realtà, secondo fonti di totale fiducia, il Seprona si mise in contatto con l'Associazione V, dove andavano destinati i cani, per comunicargli che questi erano mantenuti e domandargli il motivo del trasloco. V. indicò che erano per darli in adozione e che era una semplice questione di pratica. Dall'Associazione si rimise i dati di 26 persone che apparentemente andavano ad adottare gli animali. Ma gli agenti, dopo un tempo, videro che nella web dell'Associazione italiana si annunciavano ancora quelli cani in adozione e si chiedeva denaro per il suo mantenimento ma gli animali stavano e sono confiscati in Chiclana.

Ma ritornando all'operativo, ai membri del Seprona li sorprese un dettaglio. Uno dei cani, con un pronunciato tumore, portava appeso nella sua gabbia un piccolo cartello con una direzione, un telefono ed un nome: Marino G. sono le sue sigle, benché il nome apparisse completo. Secondo fonti vicine all'investigazione, quello cartello tentò di farlo sparire, presuntamente, l'autista, quello che fece a sua volta che gli fossi concesso ancora più importanza.

Realizzate alcune consultazioni, Marina G, derivò il nome da una donna italiana direttrice di un centro di investigazione oncologica nella zona del Veneto. Un cane col manuale veterinario falso e con un tumore ed un centro di investigazione oncologico? Il Seprona cominciò ad incastrare pezzi di un puzzle che eccedeva il delitto di traffico di animali ed il maltrattamento degli stessi. Secondo una relazione, aggiunto alle diligenze presentate nei tribunali e realizzato per confutati criminologi italiani, la 'zoomafia' muove più di 500 milioni di euro all'anno nel paese trasalpino.

Trama internazionale?
Ma ritorniamo ai fatti. Gli agenti incaricati dell'investigazione scoprirono un'infinità di prove ed indizi che mirano ad una trama internazionale e che, secondo alcuni primi calcoli, potrebbe essere dall'anno 2007 tirando fuori circa mille cani al mese, solo dei canili spagnoli. Agiscono mediante la supposta falsa intenzione di darli in adozione in Italia attraverso l'organizzazione V che regge due canili a Vicenza.

Gli investigatori osservarono che, alla provincia di Cadice, arrivava ogni quindici giorni un furgoncino di affitto. Raccoglieva cani in distinti municipi, cani arrivati da Rotta, Sherry, Chiclana, Porto Reale, Il Porto di Santa María, lavoro del quale si occupano le residenze canino C., Chiclana, e per L.L. (Il Porto.

Da Cadice, il furgoncino realizzava un viaggio di giro, con soggiorno a Barcellona, nel quale gli animali lo soffrivano con transumanti di più di 22 ore, senza acqua, senza luce, senza appena ventilazione ma li aspettava ancora la cosa peggiore.

Benché ci siano sospetti di pagamenti, fonti vicine all'investigazione segnalano che si realizzano in mano, per non lasciare costanza.
Anche il Seprona fermò in 2010 un camion strapieno di cani, circa 60, che andava destinato a Claudia C., dell'Associazione V.. D'altra parte, anche il Seprona ebbe costanza che una donna, Alexia D. B., che lavora per un importante gruppo farmaceutico italiano, uno dei che più fatturano in Europa, era presuntamente responsabile di quello trasportato per lo stesso sistema di circa cento cani. Più tardi scoprirono che anche Alexia mantiene relazione con Claudia C., dell'Associazione V..

A sette euro per cane e giorno Parte del commercio si basa in che in Italia, paese nel quale il sacrificio di cani è proibito, i canili ricevono una sovvenzione di 7 euro giornalieri per animale facciano conti e vedano le immagini di alcune di questi canili della zona del Veneto, ma l'apparizione di imprese farmaceutiche e di istituti di investigazione, fanno sospettare che il destino di questi cani nonostante procuri più spiacevoli sorprese.

Tra gli accusati poliziescamente che giudizialmente, ci sono 14 persone, tra esse membri dell'Associazione V. e della residenza di Il Porto L. L, come entrambi i collettivi come enti giuridici. All'opinione il tribunale di questo municipio ebbe il gesto di chiudere l'attestato ma vista la documentazione presentata, soprattutto nell'ultimo ampliatoria dell'attestato del Seprona, ora si sta nell'attesa di che si informi delle imputazioni, tre di esse già ufficiali, come un'ampliazione delle diligenze presentate per il Seprona di Cadice affinché l'investigazione sia di ambito nazionale, poiché esistono molti indizi che lasciano intravedere la presenza di un'organizzazione criminale di origine italiana con tentacoli in vari paesi.

Evidentemente, all'autista. il cui nome risponde alle siglasG. A., oltre all'imputazione per maltrattamento, lo fu imposto varie sanzioni amministrative per infrazioni alla normativa su sanità animale ed epizoopias, perché i cani non andavano né sterilizzati, né castrati, né l'accusato aveva realizzato un corso obbligatorio per potere trasportare animali, come altre questioni di indole amministrativo µB

... Ma fonti vicine all'investigazione insistono in che ci sono indizi per pensare in che la 'zoomafia' agisce nella provincia e da molti anni, per quel motivo chiedono un'investigazione di maggiore apertura alare e che superi i limiti della provincia.
Un esempio. La relazione di dicembre di 2010 della Società Protettiva di Animali e Piante di Álava 'Vicky Moore' su Traffico Massiccio di Cani e Gatti allertava nelle sue conclusioni che "le proprie protettrici denunciano l'esistenza di organizzazioni che agiscono da forma fraudolenta, emettendo documenti falsi ed occultando dati importanti (età) malattie grave, vera provenienza degli animali.. Da anni, veterinari tedeschi, svedesi vengono allertando dell'esistenza di associazioni protettive di animali di carattere molto dubbioso, per le quali il commercio di cani vagabondi spagnoli è molto vantaggioso, e la supposta "salvazione" degli animali offerta è più che discutibile."

Aggiunge la relazione che "la questione è scoprire queste pratiche oscure che si nascondono sotto il travestimento dalla protezione. Il problema si aggrava perché quello che esportano sono animali abbandonati che nessuno interessa per la sua fortuna e, generalmente neanche esiste costanza ufficiale della sua esistenza nel paese ricevente."

E è che "le esportazioni di cani e gatti di nostre 17 comunità autonome ad altri paesi europei sono massicce, in quantità industriali."

Laboratori, concerie e mattatoi alla fine della strada Sono innumerabili le relazioni e gli articoli che parlano della zoomafia nel mondo, e specialmente in Italia. Tra tutte queste relazioni emerge per esempio, quello che ogni anno presenta la Lega Protettiva di Animali dell'Italia su Zoomafia. In www.guiadog.com racconta come "in Italia, le cassapanche della mafia entrano ogni anno, solo nel capitolo di liti di cani, circa 750 milioni di euro; cioè, quasi125.000 milioni di pesetas." Sono cifre di quello citate informe Zoomafia2001.

D'altra parte, al Parlamento Europeo è arrivato già questa problematica. Cristiano Muscardini, PPE, realizzò un domanda alla Commissione sul traffico clandestino di cani italiani. Nella sua argomentazione dice che "stime approssimate parlano di un commercio di 200 milioni di euro, ma l'ultima relazione di Zoomafia lo stima in almeno500. È l'enorme volume di commerci che si muove intorno alla tratta di cani vagabondi o provenienti dai canili mascherato per numerose false adozioni.... migliaia di cani e gatti partono per il nord dall'Europa dall'Italia... gestito per la delinquenza organizzata, ma anche da Spagna, Grecia e Turchia. Il destino preferito è apparentemente Germania, paese al che arrivano, di250.000 a400.000 cani all'anno per essere distribuiti, attraverso 32 punti di raccolta, per il resto dell'Europa. La collocazione in un canile municipale è, dunque, il punto di partenza per la deviazione degli animali a laboratori di sperimentazione, concerie che approfittano della sua pelle o, nel peggiore dei casi, mattatoi che li trasformano in cibo per suoi congenere. E se le condizioni di vita dei canili non sono delle migliori, quelle di viaggio sono ancora peggiori, dato che gli animali sono stipati in scatole denutriti e spesso drogati (impasticcati)