domenica 3 marzo 2013

DIAMO IL NOSTRO COGNOME AGLI ANIMALI DI FAMIGLIA

PROVOCAZIONE AIDAA: DIAMO IL NOSTRO COGNOME A FIDO E MICIO
DIAMO ANCHE A LORO IL COGNOME DELLA NOSTRA FAMIGLIA

Roma (3 marzo 2013) - Dare il proprio cognome al cane ed al gatto di casa, cosi come li si da al proprio figlio, inserire il cognome di micio e fido nell'anagrafe comunale, in modo che l'animale domestico possa avere i diritti necessari riconosciuti ai componenti della famiglia: diritto alle cure veterinarie, diritto ad ereditare i beni di famiglia (con tutor), ma che sopratutto obblighi la propria famiglia ad avere verso di lui tutti i doveri che discendono dall'essere anche micio e fido un “componente speciale” della famiglia di appartenenza, questo aiuterebbe sicuramente a ridurre l'abbandono estivo dei nostri amici a quattro zampe, ma imporrebbe anche una serie di comportamenti maggiormente responsabili da parte di coloro che “adottano” micio e fido, che di fatto prendendo il cognome del “loro compagno umano” diventano parte integrante della famiglia. Oggi con la nuova legge sui condomini con la quale è tolta la proibizione di tenere animali in casa si è fatto un piccolo passo avanti, AIDAA sostiene la necessità di andare oltre e di poter dare il proprio cognome a micio e fido che sarebbe cosi iscritto oltre che all'anagrafe canina, anche nell'apposito registro dei “componenti speciali della famiglia”, iniziativa che a dire degli animalisti potrebbe essere allargata tranquillamente anche agli altri animali domestici, cavalli compresi. “Sono oramai tantissime le persone che trattano micio e fido come dei componenti della propria famiglia, - ci dice Lorenzo CROCE presidente di AIDAA e promotore dell'iniziativa-certo non come componenti umani, ma non riusciamo a capire perchè anche loro, e con loro tutti gli altri animali domestici dai canarini, fino al cavallo di casa non possano assumere il nostro cognome, sono parte della nostra famiglia. E' ora- conclude Croce- di superare il vecchio concetto di proprietà, cani e gatti ce lo dimostrano tutti i giorni che noi non siamo loro padroni ma al massimo loro compagni di avventura in questa vita, ed allora, se sono parte della nostra famiglia,tanto vale che vengano riconosciuti ufficialmente come tali e come tali trattati con diritti e doveri”.