venerdì 6 settembre 2013

CRISI DELL'IPPICA AIDAA AL CONVEGNO AL SENATO

DAL SITO DEL SOLE 24 ORE. 
CATIA BROZZI VICE PRESIDENTE AIDAA

Il crack dell'ippica italiana, prossima a finire ko sotto i colpi di crediti che il Governo fa fatica a riconoscerle, si può riassumere in due numeri: 50 mila e 15 mila. Il primo si riferisce alle persone direttamente o indirettamente coinvolte nel settore che potrebbero perdere il posto di lavoro a stretto giro di posta perché la barca sta per affondare e soltanto in pochissimi avranno la fortuna di salvarsi.
Il secondo raccoglie invece i cavalli che potrebbero venire "dismessi" nelle prossime settimane perché gli ippodromi hanno ridotto drasticamente il numero delle corse e, se non si corre, va da sé, i cavalli non servono. Anzi, rappresentano un costo non indifferente che è sempre più difficile da sostenere.
Ieri, l'ennesima alzata di scudi da parte del Governo in occasione dell'incontro con i rappresentanti dell'ippica made in Italy. Gli operatori del settore chiedevano fondamentalmente tre cose: ricevere entro febbraio i 30 milioni già stanziati per coprire parte dei corrispettivi relativi al 2012, avere la garanzia che il saldo 2012 venisse completato entro il prossimo aprile, e incassare la mezza promessa che a Palazzo Chigi si sarebbe cominciato a parlare seriamente della riforma dei giochi. Nulla da fare. Per i rappresentanti del Governo che hanno partecipato alla riunione negli uffici del Ministero dell'Economia e delle Finanze, la tranche relativa al periodo giugno-agosto 2012 non sarà liquidata prima del 15 marzo. Per il denaro rimanente, occorrerà invece aspettare alcuni mesi, forse anni. Sì, perché secondo il decreto interministeriale di un paio di settimane fa, il credito spettante all'ippica italiana verrà saldato entro il 2015. Altro che aprile 2013. 
Di male in peggio. Dal Nord al Sud, cresce la rabbia degli addetti ai lavori, che temono che il drastico ridimensionamento del settore lasci a casa decine di migliaia di persone. Rischiano tutti. Dagli allevatori al personale di servizio. Ma decisamente peggio potrebbe andare ai grandi protagonisti del movimento, i cavalli. "Da un paio di anni siamo costretti a regalare i cavalli che non sono più adatti a gareggiare - spiega a ilsole24ore.com il presidente di Assogaloppo, Fabio Carnevali -. In alcuni casi, riesci a seguire il loro destino. In altri, soprattutto quando si parla di numeri molto grandi, è molto più difficile. Il mercato è ormai saturo. Anche quello delle feste di paese e non si può escludere che alcuni cavalli finiscano nei Paesi dell'Est e che vengano macellati. Non è un'ipotesi pessimistica, è la realtà delle cose. Dei 15 mila che rischiano di essere messi fuori gioco dalla crisi del settore, speriamo di poterne sistemare almeno 2500. Gli altri potrebbero finire male".
La preoccupazione è comune. "Il destino dei cavalli da trotto e da galoppo è quanto mai incerto - dichiara da Padova il numero 1 dell'Associazione proprietari italiani guidatori trotto, Remigio Talpo -. Anche se la maggior parte di loro, lo dice la legge, non è destinato alla macellazione per l'alimentazione umana, difficile, quasi impossibile garantire che il mercato riesca ad assorbire tutti gli esuberi. E allora, non ci sono molte possibilità. Delle due l'una: o i cavalli rimangono con i proprietari, che si dovranno occupare del loro mantenimento vita natural durante, oppure saranno ceduti chissà dove. Il dato di fatto è che oggi si fa fatica a commercializzarli anche a costo zero".
"15 mila cavalli a rischio per la crisi dell'ippica? I dati a nostra disposizione parlano di un numero molto più alto, circa 30 mila, perché bisogna considerare anche i cavalli che nascono giornalmente e che sono destinati a fare attività nel trotto o nel galoppo - afferma Catia Brozzi, vicepresidente dell'Aidaa (Associazione italiana difesa animali e ambiente) - . Cosa rischiano? Di finire macellati o di essere utilizzati nelle corse clandestine in mano alla criminalità organizzata. E' un fenomeno, quest'ultimo, che esiste da anni, figuriamoci cosa potrebbe accadere se l'ippica italiana dovesse chiudere definitivamente i battenti. Vero, in Italia i cavalli destinati alle corse non sono destinati all'alimentazione umana.
Ma da qualche tempo si è trovato il modo di aggirare l'ostacolo. I cavalli vengono comprati e trasportati in Ungheria, dove vengono macellati e fatti rientrare nel nostro Paese senza alcun problema. Abbiamo fatto richiesta di essere ascoltati sul tema da vari ministeri, ma finora nessuno ha risposto positivamente".